Caro Paziente
di Nicasia Teresi
in: Centro di Ascolto Ghirotti (a cura di), Il sollievo. La cura del dolore in tutte le sue dimensioni, Franco Angeli, Milano, 2003.
Caro paziente,
eroe sconosciuto dai mille volti che si sovrappongono nella memoria, vorrei sentire la tua voce in questa Giornata dedicata a te.
Caro amico, grazie per la pazienza che mi hai insegnato quando ascoltavi le ruote di quel carrello spinto lungo un corridoio infinito, quando si fermava nelle stanze vicine, contando quanto avrebbe impiegato a raggiungere la tua stanza con la soluzione a quel dolore.
A volte hai aspettato con silenziosa dignità il tuo turno, altre volte hai urlato il tuo bisogno impellente suonando insistentemente quel gracchiante campanello che disturbava l’udito, ma non scuoteva le coscienze.
«Non si agiti, stia calmo, un po’ di pazienza, di educazione, …» Parole facili, scontate, a volte taglienti … è un “sano” che parla.
Quante notti insonni trascorri in cui la luce dell’alba sembra non arrivare mai, lunghe notti in cui ricordi, angosce, paure si intrecciano in ragnatele inestricabili!
Grazie per il grato sorriso che mi hai regalato, in una calda giornata estiva, per un po’ d’acqua fresca.
Grazie per avermi onorato della tua amicizia e confidenza raccontandomi frammenti della tua vita.
Ho pianto con te, abbiamo riso insieme su storie buffe a volte inventate solo per evadere da quell’angoscia; ho stretto la tua mano, tu hai stretto la mia.
Grazie per avere arrestato le mie stressate e insensate corse del quotidiano ed avermi insegnato a fermarmi per assaporare la gioia di ogni attimo del tempo che scorre.
Nonostante il tempo trascorso insieme, io sono “sana” e scopro di non poter capire fino in fondo i tuoi bisogni, le tue paure, le tue angosce, il tuo dolore. La tua intimità e il tuo corpo violato da tante mani sconosciute.
In palazzi, in stanze colme di sapienza si parla di te, del tuo dolore, dei tuoi bisogni. Si decide, si giudica e a volte… ci si “commuove”. Si scrive la tua storia a volte solo per potere o per interessi personali.
Caro amico, forse non posso comprenderti fino in fondo, ma se vuoi ecco la mia mano, stringila, ti aiuterò a salire sul palco, chiederò ai dotti di tacere. Oggi vogliamo ascoltare solo la tua voce. tu hai diritto di essere ascoltato. Perché solo tu sai e puoi dirci di che cosa hai bisogno.
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